Teresa Minero fra i 25 giurati che selezioneranno i vincitori del premio AboutPharma Digital Awards 2019.
”Sono onorata di far parte della giuria di AboutPharma Digital Awards, un panel particolarmente ricco di competenze, con tanti e diversi punti di vista. Tutto per dare la meritata evidenza a chi, grazie alla innovazione digitale, contribuisce a migliorare la salute dei cittadini e la sostenibilità del sistema sanitario.
Candidatevi sino al 13 settembre!"
Premiazione il 7 novembre a Milano!
LifeBee sempre presente per promuovere l'innovazione digitale per il farmaceutico e per la salute.
#digitalawards2019
[vc_row][vc_column][vc_column_text]di Valeria De Domenico - Automazione Industriale, n. aprile 2019, Gruppo Tecniche Nuove
L’INDUSTRIA FARMACEUTICA È IN “PIENA EVOLUZIONE” E LE AZIENDE ITALIANE DEL SETTORE SONO LEADER NEL MERCATO EUROPEO PER VALORE DELLA PRODUZIONE. QUALI LE TECNOLOGIE DI MAGGIOR SUCCESSO?
Oggi l’industria farmaceutica italiana sta attraversando senza dubbio un periodo di crescita e trasformazione. Gli stessi dati finanziari le riconoscono un’indiscutibile leadership europea soprattutto per quanto riguarda il valore della produzione. Del ruolo che le nuove tecnologie digitali ricoprono in questo processo ci ha parlato Teresa Minero, Fondatrice e CEO di LifeBee, azienda di consulenza e digitalizzazione attiva nel life science, che si pone l’obiettivo di supportare la transizione delle aziende del settore farmaceutico nell’era di Industria 4.0. «I pazienti di tutto il mondo chiedono farmaci sempre più efficaci, sicuri, disponibili in modo tempestivo e a prezzi sostenibili. Le imprese del settore farmaceutico stanno rispondendo a questa domanda grazie alle tante terapie innovative che rendono oggi possibile guarire malattie sin qui considerate incurabili. La trasformazione digitale fa il resto. Pharma 4.0 non è solo nuove macchine produttive e automazione integrata con i sistemi di gestione, come in un primo momento il pur illuminato Piano Calenda aveva fatto pensare ad alcuni, ma anche nuove tecnologie abilitanti di facile utilizzo, flussi di informazione integrati e condivisi anche all’esterno dell’azienda, processi rivisti, in continua evoluzione e, soprattutto, un’apertura mentale del tutto nuova.
Teniamo presente poi che dal 2017 l’industria farmaceutica italiana è prima in Unione Europea per valore della produzione, con cifre che si attestano a più di 31 miliardi di euro. Secondo Farmindustria, nel 2018 questo comparto ha registrato un +2,4% della produzione (rispetto a +0,8% della media), un export a +4,7% e l’occupazione +1,2%. Siamo in una prospettiva di ambiente dinamico e di alte prestazioni. Sempre Farmindustria segnala che, negli ultimi anni, alla ricerca più tradizionale, peraltro di avanguardia e in crescita, si è affiancata la ricerca sull’innovazione “beyond-the-pill”, legata cioè all’interazione tra farmaco e dispositivi digitali, allo scopo di migliorare i risultati sanitari del paziente. Anche per questo motivo, parlerei più di azione, che non di reazione, della farmaceutica italiana.
Pharma 4.0 è quindi “una piena evoluzione” piuttosto che un’effettiva rivoluzione, per quanto non solo a livello locale si diffonda a macchia di leopardo».
«La serializzazione», ci ha spiegato Teresa Minero entrando nello specifico, «è un ottimo esempio di quello che intendiamo per Pharma 4.0, indotta tra l’altro da un requisito regolatorio a livello europeo, attivo dallo scorso febbraio. In estrema sintesi, si tratta di assegnare e stampare in un codice a barre a matrice (Data Matrix) un codice seriale univoco che renda riconoscibile ogni singola confezione di farmaco. Al momento dell’acquisto, il farmacista effettua la scansione certificandone o meno l’integrità, grazie a un collegamento con la base dati regolatoria. È questo il 4.0: integrazione verticale - dal sensore al Cloud - e orizzontale - dall’azienda farmaceutica lungo tutta la catena logistica sino al farmacista e, quindi, al paziente. L’introduzione della serializzazione va dunque nella direzione della riduzione della contraffazione dei farmaci. Ma c’è di più: il digitale si fa addirittura “prodotto” per migliorare l’aderenza terapeutica dei farmaci, la cui non piena rispondenza alle aspettative rappresenta un’altra grande criticità del settore. Nel settembre 2017, la Food and Drug Administration (la agenzia regolatoria USA) ha approvato la prima terapia digitale per la disassuefazione da abuso di sostanze. Addirittura, oggi si può affermare che “il software è il principio attivo” e il cellulare può essere considerato l’eccipiente, il mezzo con il quale il paziente può interagire. Sono terapie destinate al malato, prescritte dal medico, sperimentate a livello clinico, sottoposte ad una attenta valutazione e integrate da buone pratiche assistenziali. Possono essere utilizzate in combinazione con il farmaco o, in alcuni casi, addirittura in alternativa. Possiamo quindi dire di essere davvero nella quarta era della terapia, quella digitale, dove più di 120 start up a livello internazionale stanno contribuendo a creare delle piattaforme abilitanti a vantaggio dei pazienti e di tutto l’ecosistema del farmaco e della salute».
DIGITAL TWIN: AUTOMATION INTEGRATION LAYER
Tra le tante tecnologie abilitanti sulle quali LifeBee punta, una riguarda l’integrazione dei dati di campo in ambito produttivo, ciò che viene definito Automation Integration Layer, che sta trovando una accoglienza calorosa proprio perché particolarmente congeniale al concetto di integrazione verticale e orizzontale.
«Si tratta di costruire un Digital Twin dei sistemi di controllo delle macchine nello stabilimento, con la continua acquisizione intelligente di parametri, dati, valori di processo, azioni effettuate sulla macchina, in tutte le fasi del suo funzionamento. Non tutti i sistemi di automazione, in questo momento, sono allineati ai requisiti di Data Integrity, e il gemello digitale, catturando il dato al momento stesso della sua creazione, è in grado di introdurne la piena compliance. Inutile dire che, nel caso dei sistemi già in compliance, l’intero flusso di dati è integro, e diventa possibile anche scaricare verso il sistema di controllo dati e parametri come le ricette di produzione, aumentando così l’efficienza e la sicurezza di dati e operazioni. L’importante valore aggiunto è l’utilizzo dei dati raccolti in piena chiave 4.0: supporto immediato alle operazioni e possibilità vaste di analisi del processo e delle performance a tutti i livelli».
[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]
Innovation Post di Franco Canna
L’innovazione digitale nel farmaceutico è (anche) una questione di competenze
L’innovazione digitale nel farmaceutico è una questione tecnologica, ma anche, forse soprattutto, una questione di mentalità e di competenze. È questo il messaggio che è emerso nella giornata organizzata a Milano da Messe Frankfurt Italia e ISPE, intitolata “Pharma 4.0: processi eccellenti e tecnologie abilitanti per il futuro del farmaceutico italiano”, una delle tappe del percorso di avvicinamento a SPS Italia (28-30 maggio, Parma).
Sul palco si sono alternati professori universitari, rappresentanti di aziende di riferimento del settore, come Menarini e Eli Lilly, oltre ad aziende fornitrici delle tecnologie necessarie ad abilitare l’innovazione nella produzione di farmaci.
Il primato europeo del farmaceutico italiano
Non tutti sanno che l’Italia è il primo produttore europeo di farmaci, con un valore della produzione che, nel 2018, ha superato i 31 miliardi di euro, 25 dei quali appannaggio dell’export (+4,7%).
Un risultato ottenuto grazie a una crescita del farmaceutico del 2,4% sull’anno precedente, “un ritmo decisamente superiore alla media del PIL”, come ha sottolineato Teresa Minero, presidente di ISPE per l’Italia e membro dello Steering Committee Pharma 4.0 di ISPE a livello globale, oltre che CEO di LifeBee.
Ma dovuto anche all’elevato livello di competenze dei 65.400 addetti del settore farmaceutico: “Oltre il 90% dei lavoratori del settore sono diplomati o laureati”, sottolinea Minero. Ed è anche un comparto che di lavoro ne genera: oltre 4.000 nuovi posti di lavoro negli ultimi due anni.
Innovazione sempre più 4.0
La manifattura farmaceutica italiana è arrivata a questa posizione grazie anche a cospicui investimenti in ricerca e sviluppo e in innovazione, che sempre di più avviene in chiave 4.0. Le aziende infatti stanno investendo soprattutto in biotecnologie e nuovi materiali, ma anche in software, big data, analytics, intelligenza artificiale e soluzioni per la simulazione: tutte tecnologie che consentono di aumentare la qualità e ridurre il “time-to-market”.
“Nel mondo 4.0 prodotto e informazione non possono fare a meno l’uno dell’altro”, spiega Minero. E il processo d’innovazione coinvolge tutti sia nella filiera che all’interno dell’azienda. Senza dimenticare che il Farmaceutico si differenzia dagli altri settori per un piccolo “dettaglio”: in fondo alla catena logistica non c’è un semplice consumatore, ma un paziente che ha le sue urgenze ed esigenze in termini di sicurezza e affidabilità. E che per questo il settore deve sottostare ai vincoli e opportunità della disciplina dettata dagli enti regolatori. Un vincolo che storicamente ha reso il settore piuttosto conservatore e che invece adesso sta favorendo l’introduzione di nuove tecnologie, per consentire ad esempio alle aziende di rispettare i requisiti imposti dalla serializzazione del farmaco in chiave anticontraffazione.
“Le tecnologie, comunque, hanno un ruolo abilitante, ma se manca l’humus culturale, una filosofia per il cambiamento, non si va da nessuna parte”, spiega Minero. “L’uomo per sua natura resiste al cambiamento ed è per questo che bisogna lavorare sulla base di un modello, come quello della Operational Excellence, che offre un approccio olistico al cambiamento”. Di qui alle competenze il passo è breve: “Oggi è importante formare i giovani, ma anche i dipendenti senior e i manager, che non sono nativi digitali: si tratta di persone che spesso hanno responsabilità decisionali su cose che non capiscono e rispetto alle quali sono talvolta spaventati”
La digital transformation del pharma, biopharma e medicale è favorita anche dalla necessità delle compliance con le strette regole esistenti a salvaguardia dell’industria della salute.
La consulenza manageriale e digitale dell’azienda guidata da Teresa Minero.
Se ne parla a Milano in un convegno organizzato da Messe Frankfurt in vista di Sps Parma e moderato dal direttore di industria italiana Filippo Astone.
Tre direttrici di sviluppo di LifeBee, azienda milanese che si occupa della trasformazione digitale delle industrie del Life Science, e cioè pharma, biopharma e medicale. Anzitutto, la focalizzazione sugli analytics; poi, l’espansione in mercati “contigui”, come il cosmetico e quello degli integratori; e infine l’internazionalizzazione. Ora, il Life Science è un settore fortemente regolamentato da autorità nazionali, europee e mondiali. Ciò significa che la digitalizzazione delle aziende-clienti va attuata tenendo conto di precise misure relative alla riservatezza e alla salute dei consumatori. E, dal 9 febbraio, con l’entrata in vigore di una direttiva europea, di regole anticontraffazione: per i prodotti venduti all’estero, è prevista la tracciabilità digitale del farmaco, azione che impatterà sui processi produttivi nonché sull’intera filiera, dallo shopfloor sino al farmacista.
L’impressione è che sul punto le industrie farmaceutiche nostrane non siano ancora del tutto pronte; tuttavia, la norma è destinata a produrre una spinta ulteriore verso la digital transformation, seppure in maniera un po’ forzosa. Ma LifeBee ha una sua strategia, sperimentata in 15 anni, quella di procedere su tre fronti al contempo, integrando gli uni e gli altri: innovazione, compliance e processi operativi. Peraltro, il 26 febbraio si terrà, a Milano, il convegno “Pharma 4.0: processi eccellenti e tecnologie abilitanti per il futuro del farmaceutico italiano”, dove sarà offerta una panoramica di nuove applicazioni in tema di digital trasformation. L’evento, moderato nella mattinata dal direttore di Industria Italiana Filippo Astone, è organizzato da Sps Ipc Drives, fiera dell’automazione legata all’espositore globalizzato Messe Frankfurt, ed è realizzato grazie alla Affiliata Italiana di Ispe, la più grande associazione globale no profit dedicata ai professionisti del farmaceutico e delle scienze della vita, di cui Teresa Minero, founder e Ceo di LifeBee è Chair Italy nonché membro dell’Eu leadership team di Ispe.
La strategia olistica nella digitalizzazione del Life Science
Va anzitutto ricordato che il principale settore di riferimento del Life Science, il farmaceutico, ha fatto registrare in questi ultimi anni nel Belpaese una crescita considerevole. L’anno scorso, con 31,2 miliardi di fatturato, ha scalzato la Germania (30 miliardi) conquistando il gradino più alto sul podio continentale. È composto perlopiù da imprese medie e medio-grandi. Gli investimenti per addetto sono del 390% più alti della media del manifatturiero, e superano anche la media dei settori medium e high tech.
LifeBee è una piccola azienda, con 5 milioni di fatturato realizzato per l’80% in madrepatria, ed è costituita da una trentina di esperti per lo più dipendenti. Gli inizi, 15 anni fa, come start-up. «Ho riunito dei giovani colleghi dalla mente aperta – afferma la Minero – che ancora oggi lavorano in LifeBee». Tra allora ed oggi, più di 60 clienti per oltre 400 progetti. Ma perché le industrie farmaceutiche si rivolgono, per la consulenza digitale e manageriale, a LifeBee? «Le grandi società della consulenza internazionale non rappresentano per noi una vera e propria concorrenza perché si occupano normalmente di processi amministrativi e gestionali più “alti”, mentre LifeBee si dedica a tutti quei processi di “nicchia”, ma soggetti alle stringenti regolamentazioni di settore: dalla produzione, al controllo qualità, alla assicurazione qualità, alla logistica, al regolatorio, alla clinica e alla farmacovigilanza (cioè la gestione delle reazioni avverse del farmaco a partire dalla ricerca clinica fino alla commercializzazione). Sono tutte attività che richiedono conoscenze specifiche di processo e di compliance e esperienza».
E poi, secondo la Minero, c’è un altro motivo. «Ciò che differenzia LifeBee da altri player è che noi pensiamo da sempre che innovazione digitale, compliance e processi operativi debbano marciare insieme; spesso invece le aziende tendono a cercare soluzioni ai problemi in modo separato sui tre diversi fronti. Ciò che l’operato di LifeBee mette in evidenza è che agire in modo non coordinato può essere controproducente: se si interviene solo sulla compliance regolatoria si rischia di irrigidire i processi aziendali e d’altra parte l’adozione delle tecnologie abilitanti del 4.0 senza ripensare i processi può comportare la generazione di costi e inefficienze e impedire il conseguimento dei risultati attesi. I processi nel Life Science vanno migliorati, tenendo bene a mente la centralità del ruolo del digitale unita alla intelligente applicazione delle regole di compliance».
Non solo luci nella trasformazione digitale del farmaceutico
Secondo la Minero «dobbiamo essere consapevoli che quanto fatto fin qui non è ancora “Pharma 4.0”. Non è solo nuove macchine produttive e automazione, ma anche tecnologie abilitanti di facile utilizzo, flussi di informazione integrati e condivisi, processi rivisti e in continua evoluzione, apertura mentale al cambiamento continuo, anche turbolento. Anche per questo abbiamo oggi, in tutta l’industria, un problema scottante di competenze: se è importante fare formazione sui giovani per creare i nuovi profili professionali necessari al 4.0, lo è persino di più farla sui manager, che sono gli attuali decisori degli investimenti verso il Pharma 4.0».
Le tecnologie più richieste: gli analytics. I progetti pilota
Secondo la Minero, con il Piano Calenda le aziende del Life Science hanno compiuto considerevoli passi in avanti quanto a digitalizzazione, con importanti investimenti. Macchine e impianti integrati, sistemi informatizzati per gestire e controllare la funzione produttiva dell’azienda (Mes), apparati di analisi della qualità, e tanto altro. Ora la richiesta delle aziende-clienti, quanto a tecnologie specifiche, è relativa al mobile, al Cloud e soprattutto agli analytics. Questi sono strumenti software che consentono, raccogliendo e esaminando grandi volumi di dati, di trovare correlazioni tra informazioni, determinare trend e comportamenti stagionali, analizzare serie storiche, segmentare clienti, fornire indicazioni sulle condizioni di mercato e simulare scenari economici. Ma anche di definire decisioni sul portafoglio, di prevedere gli indicatori di budget, di determinare una maggiore efficienza nei processi produttivi e nelle sperimentazioni cliniche, con tempi di commercializzazione più rapidi. Uno degli obiettivi è di rendere l’attività decisionale più veloce rispetto alla concorrenza.
Questa tecnologia sta assumendo un tale rilievo che LifeBee la menziona come la prima tra le direttrici di sviluppo dell’azienda. «E poi ci sono progetti-pilota – afferma la Minero – ai quali stiamo collaborando». Uno è con una grande multinazionale del farmaceutico. «un caso di utilizzo di Augmented Reality applicato al training in area sterile». Il contesto è ovviamente simulato, ma chi indossa il particolare visore impara a muoversi e ad operare come se stesse agendo sul campo. Impara dai propri errori, con una formazione «altrimenti non possibile perché a rischio contaminazione». Per le industrie di settore il risparmio è davvero considerevole, perché realizzare e mettere a disposizione aree “asettiche” ha dei costi molto alti.
La serializzazione accelera la trasformazione digitale
Sul processo di trasformazione digitale delle industrie farmaceutiche sta impattando un altro fenomeno, la cosiddetta “serializzazione”. Consiste nell’assegnazione di numeri univoci che rendono tracciabili i singoli articoli o unità in modo da verificare a monte e a valle che tutti i prodotti integrino caratteristiche di sicurezza. Serve cioè ad evitare furti, sprechi e soprattutto danni alla salute derivanti da medicinali contraffatti. È stata imposta a livello continentale con la direttiva 2011/62/UE (nota come “Falsified Medicines Directive”, Fmd) entrata in vigore il 9 febbraio 2019. L’Italia e la Grecia, dal momento che già disponevano di un sistema di verifica “con bollino”, godono di un grace period di sei anni ma solo per il loro mercato interno; e le aziende italiane esportano l’80% della loro produzione.
Perciò, quando le aziende italiane vendono nei Paesi dell’Unione, devono far sì che i farmaci siano dotati di un Data Matrix, un codice particolare contenente almeno quattro informazioni: numero di lotto, data di scadenza, numero di articolo di commercio globale (Gtin) e un numero di serie casuale. I produttori codificano i loro prodotti e trasmettono i dati a un hub centrale dell’Ue gestito dall’European Medicines Verification Organization (Emvo). Queste informazioni sono poi inoltrate a database nazionale; e i farmacisti controllano i codici collegandosi ad essi. Ogni articolo con dati univoci determina per gli attori della filiera e per il paziente finale un accesso a informazioni di cui tener conto nel corso del tempo.
«Per serializzazione in ambito farmaceutico possiamo parlare di integrazione verticale e orizzontale dei processi. Nel primo caso, perché le informazioni raccolte dalla sensoristica sono analizzate a livello di impianto, a livello corporate e quindi di enti regolatori; nel secondo perché rilevano sui processi della catena logistica, in tutti i passaggi dal confezionamento alle farmacie dove il prodotto viene venduto. È una trasformazione complessa, perché le modifiche riguardano tutti i dipartimenti dell’industria. In un certo senso si deve ammettere che la complessità della serializzazione ha abbattuto dei silos. All’interno delle aziende, dall’Information Technology alla produzione alla logistica alla compliance, sono tutti coinvolti».
Per ora LifeBee ha aiutato 20 aziende che si sono portate avanti con la serializzazione. Va peraltro sottolineato che l’Ue non è l’unica ad aver agito su questo fronte: «la Turchia l’ha fatto qualche anno fa, con un proprio modello di tracciabilità, e altrettanto stanno facendo USA e Russia, con tempistiche e modelli propri.» In ogni caso, il problema delle aziende non è stato quello di cambiare macchine di confezionamento non adeguate alla stampa del Data Matrix, quanto quello della modifica dei processi operativi nel loro insieme. Anche il passaggio delle informazioni all’It, in Cloud “regolati” a garanzia della salute dei pazienti e della confidenzialità dei dati, è peculiare. Apparentemente, le aziende farmaceutiche nostrane non sono del tutto pronte all’adozione della direttiva europea. E si tratta di processi che richiedono due anni.
L’espansione nel settore nutraceutico e cosmetico
Con il termine nutraceutico ci si riferisce a prodotti che contengono principi nutrienti con effetti benefici sulla salute: proprietà preventive, riequilibrative e protettive a livello psicofisico. Non solo gli integratori, ma anche i cosiddetti alimenti funzionali o farmalimenti, e cioè sostanze biologiche solitamente concentrate: acidi insaturi omega 3 o omega 6, l’acido folico, la carnitina a tante altre. Anche questo mercato, come quello della cosmesi, è regolamentato, in particolare da una norma del 2006 del Parlamento Europeo. «L’asticella della regolamentazione è un po’ più bassa di quella del farmaceutico, ma è comunque un riferimento di grande rilievo» – afferma la Minero. In pratica, questi mercati affini al farmaceutico sono quelli adatti per tentare la strada dell’espansione, perché l’esperienza accumulata nel life science può esservi trasferita
L’internazionalizzazione
Attualmente LifeBee realizza il 20% del proprio fatturato all’estero, in particolare in Usa, Svizzera, Regno Unito, e Francia. «Ora – afferma la Minero – vogliamo espanderci all’estero, spinti dall’importanza che sta assumendo un po’ dovunque la trasformazione digitale e il 4.0 negli ambiti regolati del Life Science. Stiamo valutando possibili collaborazioni con importanti aziende internazionali. Sono poche aziende al mondo che hanno le nostre competenze».
Il Convegno Pharma 4.0: processi eccellenti e tecnologie abilitanti per il futuro del farmaceutico italiano
Si terrà nella sede del Gruppo 24 Ore, in via Monte Rosa 91, dalle 10 in Sala Bianchi. La mattinata offrirà una panoramica di applicazioni concrete di Industria 4.0 nel settore farmaceutico, coinvolgendo le aziende di riferimento e i fornitori di tecnologie digitali e di automazione. Il pomeriggio ospiterà gli studenti per una sessione dedicata alla formazione, parola chiave della prossima edizione di SpsItalia, al fine di condividere le competenze necessarie per lo sviluppo del settore in ottica digital transformation. Dopo i saluti di benvenuto della vice president marketing&events Messe Frankfurt Italia Francesca Selva e della Minero, i lavori saranno aperti dal docente del dipartimento di energia del Politecnico di Milano Cesare Maria Joppolo.
Il convegno (qui il link per l’iscrizione), nella mattinata, sarà moderato dal direttore di Industria Italiana Filippo Astone. Interverranno il consigliere e vice presidente Fondazione Smith Kline Giuseppe Recchia, il manager Menarini David Smaldone, il M&Q I.T. /Process Automation Director Sesto Fiorentino and Global Data Integration and Analytics Eli Lilly Italia Gian Mauro Brozzi, la manager di Lilly Italia Rachele Donati. Alla successiva tavola rotonda, verso le 12, saranno presenti Marco Banti di Abb, Manuela Bellavigna di Schneider Electric, Claudio Brusatori di Porsche Consulting, Maurizio Burani di Lenze, Andrea Corbelli di B&R, Alessandro Favero di Phoenix Contact, Alberto Griffini di Mitshbishi Electric Europe, Marco Chesi di Oracle e Vincenzo Tampellini di Beckhoff Automation. Nel pomeriggio, dalle 14, con la moderazione del docente del dipartimento di elettronica Giambattista Gruosso, si terrà un incontro formativo verso Sps Drives Italia, la fiera dell’automazione che si terrà a Parma tra il 28 e il 30 maggio. Tra le personalità che interverranno, il filosofo Franco Bolelli e il rappresentante Ispe Young Professional Federico Poli.
Ispe
l’International Society for Pharmaceutical Engineering è la più grande associazione no-profit al mondo a servizio dei suoi membri, che rappresentano tutte le aree scientifiche e tecniche dell’industria farmaceutica: ingegneri, microbiologi, chimici; rappresentanti di produzione e sviluppo di processi; farmacisti, personale di regolamentazione e formazione, università, fornitori e altri professionisti. L’associazione è stata fondata nel 1980. Il presidente in USA e nel 1992 in Italia è John Bournas. Il Chair attuale è James A. Breen, Jr. La sede principale è a North Bethesda, in Usa. Quanto all’attività dell’Ispe, si vuole garantire l’aggiornamento tecnico e normativo dei membri sul ciclo di vita dei farmaci, incrementare e condividere le conoscenze, e altro». Ci ha detto a proposito la Minero: «Ispe ha quasi 20mila associati nel mondo e poco meno di 500 in Italia.Una grande squadra: io sono presidente nazionale dal 2016, parte del Leadership Team europeo, e componente dello Steering Committee su Pharma 4.0 a livello globale».
“LifeBee e il Pharma 4.0” – “Industria Italiana Magazine” articolo di Marco de Francesco
In association with
In support of:
USEFUL LINK
Codice Etico
CSR
Associazioni
Privacy policy
Cookies
Whistleblowing
Organogram
Intranet
NEWSLETTER
P.IVA
IT04374150961
(other infos)
Stay connected!